Recupero aree degradate

1991 Recupero Ambientale della Cava di San Carlo

L’Amministrazione Comunale di Castelnuovo Berardenga (Siena) in vista della costituzione del Parco dei Monti del Chianti aveva indetto nel 1990 un Concorso Nazionale di Idee per il recupero ambientale di una cava di calcare abbandonata, San Carlo, posta nei pressi del centro abitato, del Castello di Brolio e del nuclei storici di Villa a Sesta e S.Gumè, lungo la SS 484 Chiantigiana in una zona caratterizzata da paesaggi storici vitivinicoli di altissima qualità, quelli del cosiddetto “Gallo Nero”. Si trattava di una “ferita” nel paesaggio ad altissima visualità paesaggistica e interessata da fenomeni di dissesto rilevanti. Il Bando aveva come obiettivi:

  • l’interruzione dei fenomeni di dissesto idro-geologico nel fronte di cava molto acclive
  • la scomparsa del fronte di cava nel paesaggio circostante tramite nuova vegetazione
  • la proposta di attività ricreative, culturali, sportive nelle aree residuali pianeggianti
  • il recupero e la riqualificazione degli edifici esistenti

DOVE

Comune di Castelnuovo Berardenga, Provincia di Siena, Italia

QUANDO

1991. Consegna degli elaborati di Concorso

1992. Proclamazione risultati del concorso – Secondo classificato

CHI 

Committente/ Comune di Castelnuovo Berardenga

Progettisti/ arch. Lorenzo Vallerini (capogruppo), arch. Antonio Anichini, arch. Franco Micaelli, dott. Antonio Maria Baldi geologo; Consulente: dott. Bruno Foggi naturalista; Collaboratori: arch. Renata Del Medico, dott. Paolo Travaglini, L Sc. Geologiche

COSA

Dati Intervento/ La proposta progettuale riguardava due ambiti: la parete di cava in dissesto su una superficie di 100.000 mq, le aree di cava a valle più pianeggianti su due livelli comprensive degli edifici esistenti e della viabilità di accesso su circa 40.000 mq.

L’evento negativo “cava” diviene occasione per creare un nuovo paesaggio, per andare oltre il “maquillage verde”.

La proposta si basava su alcuni principi chiave:

  • gli interventi sul paesaggio non si possono configurare solo con un semplice segno fisico, con una architettura, per quanto innovativa possa essere;
  • è il nuovo paesaggio nel suo complesso ad assumere, in relazione all’ambiente e al contesto circostante, la valenza di segno innovativo;
  • l’esplosione di terra della cava costituisce occasione per un elemento nuovo, positivo verso un ritrovato quadro naturale;
  • la reale attrattiva del sito oggetto della trasformazione sarà rappresentata dalle sensazioni che il paesaggio ricostruito sarà in grado di suscitare nei fruitori dell’area.

Il disegno del Progetto mirava a configurare il nuovo paesaggio:

  • con i collegamenti pedonali, equestri e ciclabili, agli elementi emergenti del paesaggio sia naturali (capisaldi, visuali, ecc.) che storici e la relativa sistemazione dei sentieri e dei punti di sosta;
  • con la sistemazione del fronte di cava tramite il rimodellamento delle pendici della parete secondo piani inclinati di maggiore stabilità, la valorizzazione visiva degli esistenti affioramenti di roccia nuda, gli interventi di bioingegneria e di rinverdimento per una ricomposizione con le cenosi vegetali dei dintorni;
  • con il recupero dell’ area valliva, quale nuovo micro-paesaggio, come “luogo diverso” da fruire, anche solo visivamente, composto da elementi-simbolo dell’ambiente naturale: la roccia, l’acqua (sotto il livello del suolo si trova una falda idrica a suo tempo portata alla luce dalle attività estrattive), la vegetazione;
  • con le aree di servizio dislocate:
    – nella parte alta, nell’ex-piazzale di cava ove era la lavorazione dei materiali, completamente rimodellato e come luogo d’incontro (una piazza-belvedere e un bar-servizi) dal quale si fruisce visivamente del paesaggio del Chianti verso Siena- Villa a Sesta e S. Gusmé;
    – nella parte bassa, lungo la strada, con l’ingresso principale al centro, in asse con gli esistenti edifici recuperati con funzioni di foresteria-ristoro, centro direttivo ed informazioni, vendita prodotti aziende agricole, abitazione del gestore, oltre ai parcheggi, il maneggio e le stalle.

Tutti gli interventi previsti sfruttano, ove è possibile, le situazioni morfologiche esistenti non solo quale scelta progettuale, ma anche per opportunità di tipo economico per evitare massicci movimenti di terra e/o costose strutture architettoniche.

Al termine del recupero il senso dei luoghi non sarà dissimile da quello che oggi si percepisce visitando la cava, la quale manterrà il suo carattere dichiarando esplicitamente la sua antica funzione.